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Letteratura italiana Einaudi 58
Carlo Goldoni - Le smanie per la villeggiatura
pregato d andar con loro, per quella passione ch egli
ha d aver compagnia, e di farsi mangiare il suo.
LEONARDO. Ho piacere che la signora Giacinta non ne
abbia parte. Mi pareva quasi impossibile, sapendo
quel che è passato fra lei e me.
FULGENZIO. E che cosa è passato fra lei e voi?
LEONARDO. Delle parole che l assicurano ch io l amo, e
che mi fanno sperare ch ella mi ami.
FULGENZIO. E il padre suo non sa niente?
LEONARDO. Per parte mia non lo sa.
FULGENZIO. E convien credere ch ei non lo sappia,
perché dicendogli che vi sarebbe un partito per sua
figliuola, non gli è caduto in mente di domandarmi di
voi.
LEONARDO. Non lo saprà certamente.
FULGENZIO. Ma è necessario ch egli lo sappia.
LEONARDO. Un giorno glielo faremo sapere.
FULGENZIO. E perché non adesso?
LEONARDO. Adesso si sta per andare in campagna.
FULGENZIO. Amico, parliamo chiaro. Io vi ho servito
assai volentieri presso il signor Filippo, per far ch ei
staccasse da sua figliuola una compagnia un poco pe-
ricolosa, perché mi parve che l onestà l esigesse, e
perché mi avete assicurato di aver buona intenzione
sopra di lei, e che ottenuta questa soddisfazione,
l avreste chiesta in isposa. Ora non vorrei che segui-
tasse la tresca senza conclusione veruna, ed essere sta-
to io cagione di un mal peggiore. Finalmente col si-
gnor Guglielmo potea essere che non ci fosse malizia,
ma di voi non si può dire così. Siete avviticchiati, per
quel ch io sento, e poiché mi avete fatto entrare in co-
testa danza, non ne voglio uscire con disonore. Una
delle due dunque, o dichiaratevi col signor Filippo, o
gli farò, riguardo a voi, quella lezione medesima che
gli ho fatto rispetto al signor Guglielmo.
LEONARDO. E che cosa mi consigliate di fare?
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Carlo Goldoni - Le smanie per la villeggiatura
FULGENZIO. O chiederla a drittura, o ritirarvi dalla sua
conversazione.
LEONARDO. E come ho da fare a chiederla in questi
brevi momenti?
FULGENZIO. Questa è una cosa che si fa presto. Mi esi-
bisco io di servirvi.
LEONARDO. Non si potrebbe aspettare al ritorno dalla
campagna?
FULGENZIO. Eh! in una villeggiatura non si sa quel che
possa accadere. Sono stato giovane anch io; per grazia
del cielo, pazzo non sono stato, ma ho veduto delle
pazzie. L obbligo mio vuol ch io parli chiaro all ami-
co, o per domandargli la figlia, o per avvertirlo che si
guardi da voi.
LEONARDO. Quand è così, domandiamola dunque.
FULGENZIO. Con che condizione volete voi ch io gliela
domandi?
LEONARDO. Circa alla dote, si sa che le ha destinato ot-
to mila scudi e il corredo.
FULGENZIO. Siete contento?
LEONARDO. Contentissimo.
FULGENZIO. Quanto tempo volete prendere per ispo-
sarla?
LEONARDO. Quattro, sei, otto mesi, come vuole il si-
gnor Filippo.
FULGENZIO. Benissimo. Gli parlerò.
LEONARDO. Ma avvertite che oggi si dee partire per
Montenero.
FULGENZIO. Non si potrebbe differir qualche giorno?
LEONARDO. Non c è caso, non si può differire.
FULGENZIO. Ma, l affare di cui si tratta, merita che si
sagrifichi qualche cosa.
LEONARDO. Se si trattiene il signor Filippo, mi trat-
terrò ancor io, ma vedrete che sarà impossibile.
FULGENZIO. E perché impossibile?
LEONARDO. Perché tutti vanno, e il signor Filippo
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Carlo Goldoni - Le smanie per la villeggiatura
vorrà andare, e la signora Giacinta infallibilmente og-
gi vorrà partire, e mia sorella mi tormenta all estremo
per l impazienza d andare, e per cento ragioni io non
mi potrò trattenere.
FULGENZIO. Poh! fin dove è arrivata la passione del
villeggiare! Un giorno pare un secolo. Tutti gli affari
cedono; via, anderò subito; vi servirò, vi soddisfarò.
Ma, caro amico, soffrite dalla mia sincerità due parole
ancora. Maritatevi per far giudizio, e non per essere
piucché mai rovinato. So che le cose vostre non van-
no molto felicemente. Otto mila scudi di dote vi pos-
sono rimediare; ma non gli spendete intorno di vostra
moglie, non li sagrificate in villeggiatura; prudenza,
economia, giudizio. Val più il dormir quieto, senza af-
fanni di cuore, di tutti i divertimenti del mondo. Fin
che ce n è, tutti godono. Quando non ce n è più, mot-
teggi, derisioni, fischiate, scusatemi. Vado a servirvi
immediatamente. (Parte.)
SCENA SECONDA
Leonardo, poi Cecco.
LEONARDO. Eh! dice bene; mi saprò regolare; metterò
la testa a partito. Ehi, chi è di là?
CECCO. Signore.
LEONARDO. Va subito dal signor Filippo, e dalla signo-
ra Giacinta. Di loro che mi sono liberato da miei af-
fari, e che oggi mi darò l onore di essere della loro
partita per Montenero. Soggiungi che avrei una com-
pagnia da dare a mia sorella in calesso, e che, se me lo
permettono, andrò io nella carrozza con loro. Fa pre-
sto, e portami la risposta.
CECCO. Sarà obbedita.
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Carlo Goldoni - Le smanie per la villeggiatura
LEONARDO. Di al cameriere che venga qui, e che ven-
ga subito.
CECCO. Sì, signore. (Oh quante mutazioni in un gior-
no!) (Parte.)
SCENA TERZA
Leonardo, poi Paolo.
LEONARDO. Ora che nella carrozza loro non va Gu-
glielmo, non ricuseranno la mia compagnia; sarebbe
un torto manifesto che mi farebbono. E poi, se il si-
gnor Fulgenzio gli parla, se il signor Filippo è conten-
to di dare a me sua figliuola, come non dubito, la cosa
va in forma; nella carrozza ci ho d andar io. Con mia
sorella vedrò che ci vada il signor Ferdinando. Già so
com egli è fatto, non si ricorderà più quello che gli ho
detto.
PAOLO. Eccomi a suoi comandi. [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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